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Il progetto mira a costruire un edificio destinato ad un nuovo asilo nido nel campo. Uno spazio protetto per i bambini di età tra 3 e 6 in Campo profughi di Shatila.

Nel campo di Profughi di Shatila (Libano) gli asili nido sono disponibili per i bambini attraverso organizzazioni Non-Profit che svolgono un ruolo chiave, complementare ai servizi dell'UNRWA, in particolare nella prima infanzia. Tuttavia, secondo una recente ricerca, gli otto asili nido, diretti dalle organizzazioni operanti nel Campo, assistono poche centinaia di bambini. La maggioranza dei bambini, in età prescolare, non ha possibilità di accedere agli asili nido.
Considerando il numero dei residenti (+20.000), sommato alle famiglie Palestinesi Provieniti dalla Siria (PPS), è evidente che le strutture attuali non sono sufficienti. Con i gravi problemi quotidiani che le famiglie palestinesi e le famiglie PPS affrontano (casa, cibo, lavoro ecc.), la protezione dell’infanzia risulta prioritaria.
Il progetto mira a costruire un edificio destinato ad un nuovo asilo nido nel campo. Uno spazio protetto per i bambini di età tra 3 e 6 anni dove possono ricevere attenzioni, sostegno e cura indispensabili. Inoltre si vuole anche sostenere i genitori, principalmente le madri, impegnate nella lotta quotidiana per soddisfare i bisogni primari della famiglia.


Il campo profughi di Shatila è un campo angusto, circa 1 km quadrato, in cui vivono più di 20.000 palestinesi. Con l’arrivo dei rifugiati siriani la sua popolazione quasi è raddoppiato. Le fragili strutture educative, già largamente insufficienti, sono messi in dura prova. La stragrande maggioranza (91%) delle famiglie provenienti da Siria vive con mancanza di cibo o denaro necessario per acquistarlo.
In questo contesto, la protezione dell’infanzia risulta prioritaria. Il nostro piccolo progetto mira a fornire un nuovo spazio a protezione dell’infanzia: una piccola “Tenda di Pace” dedicata ad un nuovo asilo nido nel campo. Uno spazio protetto per i bambini di età tra 3 e 6 anni dove essi possono ricevere attenzione, sostegno e cura indispensabili. In questo modo si vogliono sostenere i genitori, principalmente le madri, impegnate nella lotta quotidiana per soddisfare i bisogni primari della famiglia.L’area adiacente al campo, il quartiere più povero della città, è popolata maggiormente da Siriani, Curdi, iracheni, Bengalesi e altri lavoratori stranieri con le loro famiglie.
La comunità palestinese è obbligata a lottare quotidianamente per i suoi diritti fondamentali e per la sopravvivenza sociale ed economica. Infinite controversie interne ed internazionali sul diritto di ritorno dei rifugiati, il sovraffollamento, la discriminazione sociale e politica, l'estrema povertà e la disoccupazione, i conflitti giornalieri a bassa intensità e la mancanza di strutture educative e sociali, contribuiscono a favorire atteggiamenti violenti all'interno della comunità. I diritti dei bambini sono realmente emarginati.
Indipendentemente dalla loro formazione o competenza, i Profughi palestinesi affrontano la discriminazione nel mercato del lavoro (causato dalle leggi del paese ospitante, Libano). Il tasso di disoccupazione nei campi profughi è stimato al 56% (80% disoccupazione giovanile). Due su tre rifugiati palestinesi sopravvivono con meno di 6 dollari al giorno. Il quaranta per cento dei rifugiati lavoratori nei campi rappresenta il gruppo nazionale a più basso reddito in Libano. La maggior parte dei rifugiati che ha la fortuna di lavorare finisce in posti di lavoro umili nei settori edilizia, elettrico, servizi igienico-sanitari, agricoli e tessili.
I palestinesi non possono accedere al sistema scolastico pubblico in Libano. L’UNRWA, Agenzia dell’ONU per il Soccorso e l’Occupazione dei profughi palestinesi, è l’unico ente che si occupa degli studi dei profughi palestinesi.
L’estrema e perpetua difficoltà quotidiana e la carenza di strutture idonee ha causato un tasso di analfabetismo elevato: il 15% dei maschi adulti ed il 23% delle donne adulte è analfabeta; il 50.1% è riuscito a concludere gli studi elementari e il 38.5% le medie e solo 2.3% ha concluso le scuole secondarie . Il 50% dei giovani ha abbandonato la scuola al 16/mo anno di età.

Emergenza nell’emergenza: Crisi siriana e l’arrivo dei profughi dalla Siria
L’arrivo dei Palestinesi Provenienti dalla Siria (PPS) è cominciato poco dopo l'inizio della crisi siriana, marzo 2011. Il loro numero è drammaticamente aumentato nella seconda metà del 2012. Più della metà dei PPS che attualmente risiedono in Libano è entrata nel paese nel 2013.
Oltre 53.070 Palestinesi Provenienti dalla Siria (PPS) hanno trovato rifugio in Libano , il 18.09% di essi risiedono nei campi profughi in Beirut. L’arrivo delle famiglie PPS ha creato una forte difficoltà in tutti i campi profughi palestinesi già in palese disagio strutturale, economico e sociale. Il campo di Shatila, essendo a Beirut, ha visto quasi raddoppiare la sua popolazione.
Nel 21.65% delle famiglie è presente solo un adulto, di cui la metà sono donne. Il 50% di queste ultime sono tra i venti e i trent’anni di cui il 40% sposate (ciò indica che il loro coniuge o è rimasto in Siria o vive altrove).
Una grande percentuale di PPS sono bambini al di sotto dei 15 anni, evidenziando la presenza di un elevato rapporto di dipendenza; un terzo delle famiglie PPS sono dirette da sole donne.
A Beirut le famiglie PPS vivono principalmente in una casa / appartamento o una stanza separata e una piccola frazione in una fabbrica, magazzino, garage, o negozio. Il 60% delle famiglie PPS vive insieme ad altre famiglie nella stessa casa. Di media il numero di persone che vivono in una casa è 7.28. L’ 81.69% delle famiglie paga affitto per la casa, il 10.43% è ospitato presso altre famiglie già residenti in Libano e il 6.44% nelle case assistite. Solo il 15.73% delle famiglie, con il capo famiglia donna, sono ospitate gratuitamente presso altre famiglie palestinesi. Molte delle famiglie PPS vivono in condizioni estremamente affollate cioè in uno spazio vitale inferiore a 3,5 m2 per individuo, lo spazio standard minimo richiesto per una vita sana.
I PPS hanno pochissima opportunità di lavoro per affrontare l’elevato costo del loro fabbisogno quotidiano (casa, cibo). Ciò ha portato la maggior parte delle famiglie ad indebitarsi e/o diventare fortemente dipendenti dall’assistenza dell'UNRWA. Infatti il 70.67% delle famiglie PPS non hanno nessun membro che abbia un lavoro. L’ 89.37% di coloro che lavorano sono impegnati in lavori saltuari: solo l’8% è in possesso di un lavoro permanente. La situazione è ancora più drammatica tra le famiglie in cui il capo famiglia è una donna. Infatti l’80% di esse non hanno nessun membro lavoratore.
La stragrande maggioranza (91%) delle famiglie PPS in Libano vive con mancanza di cibo o denaro necessario per acquistarlo. È sorprendente che 91.25% delle famiglie PPS, che fanno affidamento su assistenza all'UNRWA come principale fonte di reddito, viva senza sufficiente cibo o denaro necessario per acquistarlo
Complessivamente, il 57.64% di ragazzi tra i 6 e 18 anni sono attualmente iscritti a scuola. Le ragazze sono più avvantaggiate rispetto ai ragazzi quando si tratta di iscrizioni a scuola. La maggior parte dei ragazzi tra 6 e 18 anni che sono iscritti (87.45%) frequenta scuole dell'UNRWA. Il resto frequentano scuole pubbliche (9,39%) o (3,10%) scuole private.
Il 42,36% dei ragazzi non sono attualmente a scuola, la ragione principale per la non-iscrizione è la guerra e l'emigrazione per più della metà (56,52%); l'insuccesso scolastico (17,45%); ragioni legate alla povertà (13,65%), ragioni di accessibilità legate alla scuola (6,38%), altri motivi (6%), come la malattia ecc.