Roma, 28 settembre 2015 - Decine di migliaia di libanesi radunati in Piazza dei Martiri a Beirut. Il Libano, paese orgoglioso e solidale che ospita oltre 400 mila palestinesi profughi e 1 milione e 400 mila siriani fuggiti dalla guerra, mostra la sua dignità e il desiderio di un paese migliore nel volto delle migliaia di giovani che sventolano la bandiera nazionale intonando slogan contro il governo riunito in seduta straordinaria. Una manifestazione contro “ la puzza”. La puzza delle immondizie che giacciono negli angoli dei quartieri popolari ; la puzza dell’ acqua contaminata che esce dal rubinetto delle case; la puzza del buio che avvolge i quartieri più di 6 ore al giorno; la puzza degli ospedali colmi di malati che non trovano una assistenza adeguata; la puzza della discriminazione; la puzza della corruzione politica e amministrativa che devasta la società libanese; la puzza di una politica settaria affossata nello stallo senza possibilità di andare né avanti né indietro.

Oggi il Downtown è blindato dai militari e dalla polizia antisommossa. Dalle fondamenta dei palazzi elegantemente costruiti che rappresentano il potere politico ed economico del paese, proviene una sottile puzza storica (non solo per chi ha un naso raffinato nella finanza). Il Downtown, il cuore pulsante della città prima della guerra civile, distrutto durante il conflitto, è stato ricostruito secondo un piano approvato dal governo nel 1994 che dava poteri speciali alla compagnia Solidere s.a.l. (The Lebanese Company for the Development and Reconstruction of Beirut) fondata da Rafik Hariri, (allora ministro della Finanza e futuro Primo Ministro). Di fatto Hariri, assassinato nel 2005, è stato il maggior azionista della compagnia e ha avuto il totale controllo della compagnia. Un notevole numero di leggi sono state approvate ad uso e consumo della compagnia … questa però è un’altra storia.

Il Downtown rappresenta il centro del potere libanese. Il quartiere ospita la sede del parlamento, la sede del governo e altri palazzi. Paradossale è che è anche pieno di filo spinato di ultima generazione, anche nei giorni normali. Si può tranquillamente affermare che è il centro meno popolato di Beirut. La manifestazione si svolge a Piazza dei Martiri adiacente a Downtown. La stessa piazza dove l’impero Ottomano ha assassinato i suoi oppositori (da cui nasce il nome – 1931). La stessa piazza che ha visto nel 2005, dopo le manifestazione oceaniche, nascere l’ Alleanza dell’8 marzo ( Hezbollah, Sciiti di Amal e in seguito Cristiani del Movimento Patriottico Libero del generale Aoun) e l’Alleanza del 14 marzo (Movimento del futuro partito sunnita di Saad Hariri, e dell’ex Premier Siniora, il Partito Socialista Progressista druso di Walid Jumblatt, e l’ala cristiana maronita composta dalle Forze Libanesi di Samir Geagea e dalle Falangi di Amin Gemayel).

In un paese così frammentato religiosamente, politicamente e socialmente è legittimo chiedersi chi sono queste 50 mila e passa persone che sono in piazza unite sotto lo stesso slogan “You Stink (tu puzzi)”! Rivolgiamo la domanda ad Arabi El Andari, segretario generale della “Union of Lebanese Democratic Youth” e uno dei leader più attivi del movimento. “Decine e decine di associazioni della società civile e sindacati promuovono le manifestazioni” dice Arabi “però questa volta è diverso: il movimento è trasversale e unito sotto un unico scopo. La diversità religiosa e politica è stata messa in second’ordine. Non importa a quale religione appartieni e quale sia il tuo credo politico, il problema della raccolta e smaltimento dei rifiuti, elettricità, acqua pulita, ambiente e sanità appartiene a tutti. Tutti abbiamo bisogno di questi elementi basilari. Non è possibile che nel 21esimo secolo, ancora non abbiamo un vero sistema di raccolta di rifiuti, acqua pulita e elettricità 24 ore neanche nella nostra Capitale. Ecco perché diciamo “ora basta!” continua Arabi.

“La situazione è peggiorata in questi ultimi anni, dovuta alla incapacità del sistema politico del paese. Ora è il momento di cambiare il vecchio sistema settario delle elezioni. Il paese ha bisogno di liberarsi di vecchi politici che ci tengono in ostaggio da anni. Guardate siamo migliaia di persone normali non affilati a nessuna organizzazione, siamo qui perché siamo stufi di una politica che non ci rappresenta”. Mormora pacatamente Amina, una signora distinta adornata della bandiera libanese. Abbiamo idee politiche diverse, apparteniamo a religioni diverse ma tutti sappiamo che questa politica settaria ci sta consumando. Amiamo questo paese, dobbiamo unirci e guadagnare la nostra identità nazionale. Ecco perché siamo qui” Mi dice Michel A., un giovane avocato in piazza con i suoi due bellissimi figli e la moglie.

Dove e perché nasce il movimento “You Stink – Tu puzzi” che in poco di 2 mesi riesce a radunare in piazza così tanta gente? A giugno, la chiusura della discarica di Naameh ferma la raccolta di migliaia di tonnellate di rifiuti a Beirut e Montagna di Libano. Rimangono al suolo tonnellate di rifiuti per le strade della città. Alla fine di giugno, per protesta, nasce il movimento “You Stink – Tu puzzi”, per lo meno attraverso i social forum. La piazza di Riad al-Solh, nel centro di Beirut, diventa il punto di ritrovo per le proteste notturne. L’ 8 agosto i cortei, partiti da diversi quartieri, raggiungono piazza dei Martiri così si svolge la prima grande manifestazione popolare a Beirut che chiede le dimissioni del ministro dell’ambiente Mohammad Machnouk . Il 19 agosto la polizia carica i manifestanti con idranti e cominciano gli arresti. Il 22 agosto la polizia antisommossa libanese interviene con idranti e pallottole di gomma per disperdere i manifestanti scesi in piazza, gli scontri lasciano a terra più di cento feriti tra i manifestanti e 15 poliziotti; durante la sera e il giorno dopo continuano gli scontri tra i gruppi di giovani e la polizia: oltre 400 feriti tra i manifestanti e 35 poliziotti.

Il movimento “You Stink” si dissocia dagli atti violenti e dichiara che il movimento ha carattere pacifico. Il centro viene blindato con filo di ferro e presidiato dalla polizia antisommossa. I movimenti di “We Demand Accountability” (Movimento anti corruzione), “Young People’s Movement” e altri aderiscono alle manifestazioni. Decine di manifestanti vengono fermati dalla polizia. Mano a mano che le manifestazioni continuano le rivendicazioni prendono un aspetto più politico.

Oggi in piazza non c’è tensione. Dopo tanti giorni di agitazione i politici hanno chiamato le forze di sicurezza alla moderazione, tutto si svolge pacificamente. La piazza è piena di colori, di speranza, sorrisi e musica. Lo stesso giorno il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno presentato dal ministro dell’Agricoltura Akram Chehayeb per risolvere la crisi dei rifiuti: in pratica il trasferimento di responsabilità di raccolta e smaltimento passa ai comuni. Questo era uno dei requisiti chiesto dai manifestanti. Il piano prevede la creazione di discariche vicino al confine con la Siria, la riapertura della discarica Naameh per sette giorni, e il sostegno delle iniziative di riciclaggio dei rifiuti.

Incontro Arabi nei giorni seguenti. “A prima vista il piano sembra andare bene, ma se andiamo in profondità ha lacune significative. Una per tutte: ci vorrà almeno un anno e mezzo per attuare il piano. Dobbiamo discutere tra noi in piazza per vedere come affrontare il problema”. Mi dice Arabi con la voce stanca ma come sempre squillante.

“ Come ti ho detto il problema dei rifiuti è solo uno dei nostri problemi. Gli organi istituzionali in questo paese sono da tempo nello stallo. Dal 2009 non ci sono state elezioni, nel 2013 il parlamento ha esteso il suo mandato a causa del blocco della legge elettorale, poi nel 2014 ha varato l’estensione del suo mandato fino al 2017. Di fatto abbiamo un parlamento illegale e per conseguenza è illegittimo anche il Governo che ha espresso. Il posto del Presidente della Repubblica, che nel nostro ordinamento condivide il potere esecutivo con il primo ministro, è vagante da 18 mesi. Così mentre i politici sono insabbiati in un litigio permanente tra loro, rimangono sul tappeto i problemi quotidiani del paese che nessuno ha né voglia né potere di risolvere. Ora noi diciamo basta, non se ne può più!” continua Arabi.

Arabi è un giovane ingegnere, pieno di amore per il suo paese e con una spiccata passione politica. Le nostre strade si erano già incrociate durante la guerra del 2006 e, nel 2007, ci aveva aiutato in un progetto di ricostruzione dei 5 centri giovanili distrutti durante la guerra. Nel 2011, al confine libanese israeliano, durante le manifestazioni per la ricorrenza di Nakba “Catastrofe Palestinese”, mentre cercava con i suoi amici, di impedire che i manifestanti passassero sulle mine dislocate sul confine, viene ferito da una pallottola esplosiva israeliana. In quel giorno, l’esercito israeliano uccide 6 manifestanti e ne ferisce 126. Ci sono stati tentativi di fazioni politiche di appropriarsi del movimento. Ma sappiamo bene che il futuro del movimento dipende dal grado di indipendenza che possiamo stabilire dai politici. Non dobbiamo cadere nelle provocazioni e mantenere il carattere pacifico del movimento. Un passo alla volta, oggi il problema di rifiuti ma, la lista è lunga: corruzione, legge elettorale, sanità, elettricità, acqua ecc. Non sarà facile ma siamo fiduciosi.” Conclude Arabi.

Mentre lascio Arabi mi viene in mente il racconto del giovane gambero di Rodari: “Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: – Buon viaggio! “.