Raggiungendo il numero di cinque milioni, i profughi Palestinesi rappresentano quasi un quinto del totale della comunità  di popolazioni profughe riconosciuta nel mondo e quindi costituisce il più grande problema di profughi non risolto in questo secolo.  
Quando, nel 1917, la Lega delle Nazioni diede mandato alla Gran Bretagna di amministrare la Palestina, gli ebrei costituivano il 10% della popolazione. Dal 1922 al 1947 gli ebrei sono emigrati in Palestina provenienti soprattutto dall'Europa dell'Est. Durante il periodo compreso tra il 1924 e il 1929, un'onda Sionista di colonizzazione ha portato con sé 82.000 ebrei in Palestina, dei quali 23.000 hanno in seguito lasciato il paese. 
In quattro anni (1933-36), 174.000 ebrei si sono stabiliti nel paese. Durante primo e soprattutto dopo secondo l'Olocausto nazista, l'immigrazione ebrea in Palestina è aumentata drammaticamente. Nel 1940, quasi 250.000 Ebrei sono arrivati nel paese (20.000 dei quali lo hanno in seguito lasciato) e la Yishuv (la comunità  Ebrea in Palestina) ha raggiunto un totale di 450.000. Il numero degli immigranti durante tutto il periodo del Mandato, legale o illegale che fosse,  fu di circa 480.000 persone, provenienti per il 90% da paesi Europei. Quando lo stato d'Israele venne proclamato, la popolazione della Yishuv si è espansa fino a 650.000.
Le rivendicazioni d'indipendenza del popolo Palestinese, la resistenza contro l'immigrazione ebrea e il controllo da parte ebrea delle risorse produttive del paese generarono sollevazioni nel 1929 e nel 1936-39, che in entrambi i casi non ebbero successo a causa del supporto dato dai Britannici alle forze militari ebree.
Il 29 Novembre si celebra la Giornata Internazionale di Solidarietà  con il Popolo Palestinese, perché in quel giorno, nel 1947, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite addotto la risoluzione 181 che suddivise la Palestina in uno Stato Arabo e un altro Ebreo.
L'Assemblea Generale dell’ONU assegno il 46% del territorio allo Stato Ebraico, generando una escalation di violenza e il ritiro britannico dalla Palestina nel Maggio 1948. Questo ha anche provocato la "Nakba" (la catastrofe), a causa dell'espulsione di due terzi della popolazione Araba, la maggior parte della quale proveniva da 538 villaggi spopolati e/o distrutti dagli Israeliani.
Il 15 Maggio 1948, alla scadenza del Mandato Britannico, le forze Sioniste occupavano una superficie molto superiore rispetto alle zone assegnate allo "Stato Ebreo" dalla risoluzione 181, ed espulsero due terzi della popolazione Palestinese Araba. Quei profughi erano originari dei 538 villaggi Palestinesi che furono spopolati e/o distrutti dagli Israeliani, ma anche da località  e città  più grandi come Jaffa, Haifa, Safad e Lydda.
Nel Dicembre 1948, la risoluzione 194 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha affermato tutti i diritti dei profughi per il ritorno alla loro terra con le giuste restituzioni e compensi. La lettera e il principio di questa risoluzione sono stati ripetuti più di 55 volte fino al 2000. L'ONU ha riaffermato più di una volta come un diritto inalienabile della legge l'integrità  e la proprietà  delle terre e i beni immobili dei Palestinesi. La comunità  internazionale assume la responsabilità  di assicurare l'attuazione dei diritti menzionati in queste risoluzioni.

La Situazione dei Palestinesi in Libano

Introduzione:
Prima ancora di essere umanitaria, la base della questione dei profughi è di natura nazionale-politica. I profughi Palestinesi in tutti i paesi della Diaspora insistono sulla loro unità  come nazione. Insistono anche sul diritto a tornare nel loro paese, e il diritto all'autodeterminazione basato sulla risoluzione 194 approvata dall'ONU l'11 Dicembre 1948 e rafforzato dal Manifesto dei Diritti dell’Uomo, decretato anche esso dalle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948.
Questi Diritti sono sostenuti dai profughi Palestinesi in tutti i paesi ospitanti, anche laddove godono di tutti gli stessi diritti civili dei nazionali, come in Giordania, dove i Palestinesi hanno diritti civili completi, compreso cittadinanza e passaporto giordani. In Siria, i profughi godono dei diritti civili pur mantenendo la loro identità  Palestinese, in conformità  con il Protocollo di Casablanca che fu firmato ed emesso dal primo Vertice Arabo nel Settembre 1965.
Il protocollo ha esortato tutti i paesi ospitanti di trattare i Palestinesi come loro propri Cittadini, permettendo loro di preservare l’identità  nazionale.
In Libano, però, i profughi Palestinesi vivono in condizioni sociali ed economiche difficili perché sono privati dei diritti civili e umani fondamentali.

Cifre e categorie:
Secondo i registri dell'UNRWA (L'Agenzia delle Nazioni Unite per l'assistenza ai rifugiati palestinesi), nel 1951 i profughi Palestinesi in Libano erano 106.800. Le valutazioni recenti suggeriscono che questa comunità  è cresciuta fino a costituire l'11% della popolazione del Libano. Secondo le cifre dell' UNRWA, il 30 Marzo 2006 il numero dei profughi registrati in Libano ha raggiunto 405.425 persone, distribuite su 12 campi. Il Direttorato Libanese degli Affari dei Profughi stima che il numero superi i 450.000 .
Entrambe le cifre potrebbero essere vicine alla cifra reale e sono state presentate da due fonti ufficiali presso le quali i profughi si sono registrati per assicurarsi della preservazione dei loro diritti. Però, nel 1950 non tutti i profughi si sono registrati presso queste due autorità . 
Riguardo a queste cifre, si devono comunque prendere in considerazione anche altri fattori: il primo è che alcuni Palestinesi hanno ottenuto la cittadinanza Libanese senza ritirare i propri nomi dal registro profughi, con lo scopo di preservare i diritti da Palestinesi. Alcuni ufficiali dell'UNRWA stimano che appartengano a questa categoria circa 60.000 persone. 
Gli ufficiali stimano anche che altri 60.000 profughi abbiano conservato la propria registrazione presso l'UNRWA pur essendo emigrati in Svezia, Danimarca, Germania ed altri paesi. 
Inoltre, rendendo più gravi questi divari statistici, vi sono cittadini Libanesi che si sono registrati presso l'UNRWA nel 1951 cercando di approfittare dell'assistenza e dei servizi forniti dall'Agenzia. Le cifre presentate dalla Direzione Libanese degli Affari dei Profughi includono tutti i profughi Palestinesi che avevano ottenuto la cittadinanza Libanese o che erano emigrati, malgrado il fatto che un numero di Palestinesi non si era mai registrato nel dipartimento. 
Basandosi sui dati sopra menzionati si possono suddividere i Palestinesi in Libano nelle tre seguenti categorie:

  • I Palestinesi registrati dall'UNRWA e dalle autorità  Libanesi. Sono quelli che hanno lo statuto più legittimo.
  • I Palestinesi registrati dalle autorità  Libanesi ma non dall'UNRWA.
  • I Palestinesi che non sono né dalle autorità  Libanesi né dall'UNRWA

Ci sono anche motivi politici riguardo alle variazioni delle cifre che hanno notevole importanza. I Libanesi hanno interesse ad esagerare i numeri per dimostrare la vastità  del problema, che impedisce al Libano di assorbire i profughi Palestinesi o naturalizzarli, mentre Israele ha interesse a ridurre il numero per minimizzare la misura e il volume del problema.
Tutte le stime, numeri e condizioni dei Palestinesi in Libano che sono emessi dall'UNRWA e gli indicatori in genere non sono basati su studi sistematici o censimenti della comunità  e quindi è impossibile accettarli.
Condizioni Sociali Economiche
Se la Guerra civile Libanese (1975 - 1990) ha devastato l'economia dei Libanesi, i suoi effetti non sono stati migliori per i profughi Palestinesi che hanno subito perdite materiali ed umane devastanti. La guerra infatti ha totalmente distrutto alcuni campi e provocato dislocamenti ripetuti fra tanti Palestinesi, mentre altri sono stati sottomessi ad aggressioni da parte di diversi gruppi Libanesi.
Queste perdite superano i danni subiti dai Palestinesi dopo l'invasione Israeliana e durante altri casi d'ostilità  Israeliane. Oltre alle ostilità  dirette, ci sono stati altri eventi che hanno aumentato le difficoltà  economiche e sociali dei Palestinesi, fra i quali i seguenti:

  •  La partenza dal Libano, nel 1982, dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) in seguito all'invasione Israeliana. Le sue istituzioni furono chiuse lasciando un grande vuoto nell'area dei servizi forniti ai Palestinesi nel Libano.
  • L'inizio della seconda Guerra del Golfo, che ha provocato l'espulsione di un grande numero di Palestinesi da alcuni stati del Golfo, soprattutto dal Kuwait dove tanti di loro lavoravano. L'espulsione era una risposta/vendetta per il supporto dell'OLP a favore dell’Iraq. Questa situazione ha privato i Palestinesi delle rimesse. In più, l'OLP ha perso la maggior parte delle sue fonti di supporto finanziario che sono state ridotte o annullate ed è stata in seguito obbligata a ridurre o a annullare l’assistenza ai profughi Palestinesi in Libano;
  • Il disinteresse delle autorità  Libanesi nei confronti del benessere economico e sociale dei profughi Palestinesi e il loro rifiuto di prendere provvedimenti per migliorare la situazione dei Palestinesi. Altri paesi ospitanti hanno già  adottato provvedimenti riguardo ai diritti civili. Il Libano non ha seguito questo modello perché temeva di essere intrappolato naturalizzando i profughi Palestinesi, e quindi ha imposto più restrizioni dopo la firma degli accordi di Oslo. Infatti, il Libano ha emesso la legge 478 nel 22 Settembre 1995 che richiedeva a tutti i Palestinesi, senza eccezione, di ottenere un visto di uscita e rientro nel Paese. Recentemente, nel Gennaio 1999, questa legge è stata cancellata;Il peggioramento delle condizioni economiche in seguito al crollo della moneta nazionale, l'inflazione e l'alto costo della vita.  Tutti questi fattori hanno indotto una degenerazione della vita economica e sociale nel Libano in genere. Il rapporto delle Nazioni Unite sul Libano indica che il 27% della popolazione libanese vive sotto il livello della povertà  assoluta, definito a 610$ per famiglia nelle città  e al 227$ per famiglia nelle zone rurali. Fra questi, il 7,5% vive in un livello di povertà  assoluta. 

I profughi Palestinesi in Libano hanno sofferto queste circostanze in modo più acuto degli altri, secondo uno studio condotto nel 1992 dall'UNRWA. I risultati di questo studio hanno dimostrato che il 60% dei profughi Palestinesi vivono sotto la soglia della povertà  e il 36% di loro non ha una fonte certa di reddito. Nel Marzo 2006, l'UNRWA ha indicato nel proprio bollettino che i casi di privazioni comprendono l'11,5% dei profughi Palestinesi residenti in Libano.
In confronto con i profughi Palestinesi che vivono in altre zone, si evince che le percentuali di persone non fortemente svantaggiate sono in Libano più basse che altrove. Le altre percentuali erano le seguenti: 2.6% in Giordania, 6% in Cisgiordania, 8.6% in Gaza e 7.3% in Siria. 
L'UNRWA sostiene che la causa principale di questo aumento nel livello delle privazioni sociali in Libano sono le leggi stringenti e restrittive del lavoro imposte dal governo Libanese. Questo è peggiorato dal fatto che le donne disoccupate provvedono a tante famiglie. L'UNRWA offre a questi casi razioni alimentari e occasionalmente - del supporto finanziario che non supera i 10$ per individuo ogni tre mesi.

Fatti e Cifre:
"I profughi Palestinesi costituiscono più della meta della popolazione dei profughi nel mondo e sono anche fra i gruppi profughi più vecchi" (Fonte: Joint parliamentary Middle East Councils commission of Enquiry Palestinian Refugee Right of Return).
"Ci sono 5 milioni di profughi nel mondo, la maggior parte dei quali é costituita dal popolo Palestinese, che ammonta a più dei due terzi, e includono profughi della Guerra del 1948 e della Guerra del 1967." (US Committee for Refugee 1997).
I Palestinesi costituiscono il maggior problema profughi non risolto del 20esimo secolo. I profughi Palestinesi sono i primi nella lista di popolazione profughe nel mondo e sono la comunità  di profughi più vecchia.
Il Libano possiede la concentrazione più alta e la proporzione più grande di profughi Palestinese in confronto alla popolazione locale "Rappresentano l'11% della popolazione Libanese" (Centro delle fonti degli studi Libanesi 1995)."
Il 55.8% dei profughi Palestinesi vivono nei 12 campi ufficiali (tre nella zona di Tiro, due vicino Sidone, 4 a Beirut e dintorni, due nella Bekaa vicino Baalbeck (Cf. Mappa). Esistevano 15 campi profughi: uno di questi fu distrutto da bombardamenti Israeliani (nel 1972), e tre furono distrutti durante la Guerra Civile Libanese (Tal al-Zaatar, Jisr el Basha e Dbayeh) (nel 1976). 
Il campo di Dbayeh e attualmente parzialmente abitato e riceve l'assistenza dell' UNRWA.
La superficie media delle abitazioni nei campi È di 40 metri quadrati con 2,2 camere e una densità  equivalente a 5,6 abitanti per unità  (Fonte di studi libanesi 1995). 
Solo il 57% dei rifugi nei campi hanno le abitazioni collegate a sistemi di fognature (Fonte, L'UNRWA 2000).
Solo la metà  delle famiglie ottiene l'acqua potabile via condotti che arrivano dentro le abitazioni. Quasi il 20% di queste abitazioni sono fredde e difficile a mantenere riscaldate durante l'inverno (Fonte: Norwegian Fafo Institute for Applied Social Science 2003).
Fra 1972 e 1988 il 90% dei profughi Palestinesi furono costretti di lasciare le loro case almeno una volta, i due terzi almeno due volte, e il 20% più di tre volte. (Fonte: Centro degli Studi Libanesi 1995).

Il Contesto Libanese
Prima di studiare alcune violazioni dei diritti dell'uomo sperimentate dai profughi Palestinesi in Libano, si deve fare la critica della logica sottostante del loro maltrattamento in questo paese ospitante.
Il Libano È costituito di 18 confessioni islamiche e cristiane ufficialmente riconosciute. Il sistema politico del paese È basato sull'equilibrio demografico fra le confessioni principali. Per contro, la comunità  di profughi Palestinesi, prevalentemente Sunnita Mussulmana, si distingue su un tale sottofondo come popolazione relativamente omogenea di punto di vista confessionale. 
Quindi, solo l'idea di naturalizzare i 405425 profughi registrati, che rappresentano quasi il 10 percento della popolazione Libanese, suscita una paura nell' establishment politico e pubblico perché un tale progetto impatterà  di sicuro la demografia e l'equilibrio politico nel paese. Infatti, il rifiuto della naturalizzazione dei Palestinesi È fra le pochissime questioni politiche che godono un accordo unanime in Libano.
Il fatto che le autorità  Libanesi non accordano ai Palestinesi i diritti civili più fondamentali, significa che qualsiasi passo comportando allusioni all'integrazione a prescindere l'assimilazione dei profughi, è dannoso all'unità  politica in una Società  che sta sforzando ancora di riconciliarsi con se stessa dopo la guerra civile. In conseguenza, i Palestinesi in Libano sono meno integrati economicamente e subiscono delle restrizioni più severe sui diritti civili in confronto ai profughi Palestinesi negli altri paesi ospitanti principali nella regione.
La situazione al livello dei diritti dell'uomo dei profughi Palestinesi in Libano
La severità  della privazione dei diritti dipende dal posto dove vivono i profughi Palestinesi. La situazione peggiore si trova senz'altro in Libano perché i profughi non hanno nessun diritto, tranne quello di vivere. Mentre i profughi Palestinesi che vivono in Giordania e in Siria hanno gli stessi diritti dei cittadini del paese ospitante.
L'Articolo 23 delle Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, proclamata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948 stabilisce che " Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione." Dice anche che " Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro." Le leggi Libanesi del lavoro trattano gli extracomunitari basandosi sul principio della reciprocità , cioè gli extracomunitari ricevono lo stesso trattamento legale che un libanese riceve nel loro paesi rispettivi.
E siccome i territori Palestinesi non sono riconosciuti come paese, il principio della reciprocità  non vale per i profughi Palestinesi. In conseguenza, i Palestinesi in Libano sono vietati di lavorare nei campi più professionali. La Risoluzione 38/11 emessa dal Ministero del Lavoro nel 1983 vieta agli extracomunitari di lavorare in 72 professioni.
Non È manco permesso ai Palestinesi di aderire a sindacati professionali, un prerequisito in Libano per trovare un lavoro in professioni come la giurisprudenza, la medicina, l'ingegneria e il giornalismo, secondo la Legge 17567 (1964). Siccome i Palestinesi sono considerati stranieri dal punto di vista legale, essi necessitano un permesso di lavoro rilasciato dal Ministero del Lavoro, in conformità  con la Legge sull'Ingresso, la Residenza e l'Uscita dal Libano (1962, Paragrafo 1. Sezione 1:1) (Souheil Al-Natour 1997).
Comunque, in linea di massima, I profughi Palestinesi non sono accordati permessi di lavoro e di conseguenza sono effettivamente esclusi dal mercato formale e regolato del lavoro. L'unica opzione che rimane per la maggior parte dei profughi e quella di cercare impieghi a pagamenti bassi nell'economia informale, spesso subendo discriminazione, o quella di lavorare dentro i loro campi a vendere nel dettaglio o a lavorare in imprese di servizi caratterizzate di fatturati bassi.
Le restrizioni imposte sull'ingresso dei profughi sul mercato Libanese del lavoro costituisce la violazione più grave delle autorità  del paese contro i loro diritti, perché tali restrizioni influenzano gravemente la loro capacita  di assicurarsi un livello di vita decentemente. Il livello altamente intollerabile della disoccupazione e la sottoccupazione notate dentro la comunità  dei profughi È una conseguenza inevitabile della la loro esclusione dal mercato del lavoro.
L' Articolo 17 della Dichiarazione stabilisce che " Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà  sua personale o in comune con altri." E che " Nessun individuo potrà  essere arbitrariamente privato della sua proprietà ". Una legge Libanese sulla proprietà , approvata nel 2001 stipola che solo gli stranieri provenendo da Stati riconosciuti hanno il diritto di possedere proprietà  immobiliari nel paese, escludendo effettivamente ed intenzionalmente i Palestinesi senza patria. Questa legge anche, impedisce che le proprietà  di Palestinesi siano ereditate da figli o altri parenti. Questa legge È particolarmente dannosa per i Palestinesi che risiedono fuori i campi ufficiali, perché tanti fra loro hanno posseduto e vissuto in proprietà  registrate ai loro nomi per più di una generazione. 
L'Articolo 25 della Dichiarazione stipola che " Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità , vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà ." I Palestinesi in Libano invece hanno smesso tempo fa di prendere i diritti summenzionati per scontati perché loro subiscono i fatti seguenti:
L'Articolo 20 della Dichiarazione stipola che "Ogni individuo ha diritto alla libertà  di riunione e di associazione pacifica". La legislazione Libanese vieta agli stranieri di formare degli enti rappresentativi o di eleggere rappresentanti politici. Le ONG e le associazioni Palestinesi quindi dipendono della volontà  dei Libanesi per registrare le organizzazioni e diventare membri nei loro consigli.
Anche se queste ONG ed associazioni sono, di fatto, Palestinesi, capaci di lavorare dentro e fuori i campi profughi e di rappresentare la loro comunità  nell'ambito internazionale, si trovano scoraggiate di rappresentare la loro comunità  nell'ambito Libanese perché non ne hanno il diritto ufficialmente. Inoltre, le suscettibilità  politiche in Libano, per quanto riguarda la questione dei profughi, lasciano uno spazio molto limitato per i Palestinesi e i loro rappresentati di trattare le loro preoccupazioni e di intraprendere un dialogo tra i profughi e la loro Società  ospitante.
L'Articolo 26 della Dichiarazione stipola che " Ogni individuo ha diritto all'istruzione". Però, in Libano due ostacoli principali impediscono ai Palestinesi di perseguire un'istruzione superiore. Prima, devono competere con tutti gli altri stranieri per ottenere le poche sedi riservate agli extracomunitari nelle istituzioni d'istruzione statali. Secondo, la tassa di frequenza scolastica per gli studenti stranieri, i Palestinesi inclusi, È diventata uguale al triplo della tassa imposta agli studenti Libanesi (Annuncio dell'università  Libanese N. 8, basato sulla legge 392, in vigore da 8/2/2002).
Il diritto all'istruzione È anche indebolito ai livelli elementari forniti dall'UNRWA. Uno su tre Palestinesi da 10 anni in su, e che vivono nei campi e nelle agglomerazioni hanno già  lasciato scuola e non hanno completato nessuna forma d'educazione. Solo i 10% hanno completato la scuola secondaria (Fafo2003). Questo È triste per una Società  che si vantava tempo fa di essere fra le comunità  più istruite del Medio Oriente.
L'Articolo 7 della dichiarazione stipola che " Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge." I Palestinesi come il resto degli stranieri in Libano non sono trattati egualmente nel campo giudiziario perché non hanno accesso al Fondo di Supporto Giuridico, una forma di assistenza finanziaria offerta ai cittadini Libanesi che non hanno i mezzi di assumere un avvocato. In conseguenza quelli che non possono pagare l'avvocato rincorrono un rischio più alto di ricevere verdetti con il massimo delle pene e trascorrono tempi più lunghi in detenzione prima di essere portati in giudizio.

La Mancanza di Un Sistema di Protezione dei Profughi
Oltre alle violazioni summenzionate contro i diritti individuali dei profughi Palestinesi in Libano, la loro società  non ha diritti collettivi riconosciuti mondialmente, di solito accordate ai profughi e le minoranze e stipolate nelle convenzioni e i patti che il Libano aveva ratificato, incluso il Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1976) e la Convenzione Internazionale per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (1963). La Legge Internazionale riconosce il diritto dei profughi a lavorare, viaggiare, alla previdenza sociale e ai servizi sanitari.
Il trattamento dei profughi in Libano costituisce una violazione anche agli standard normativi internazionali esplicitamente dichiarati nella Convenzione Relativa allo Statuto dei Profughi e del Protocollo del 1967, e la Convezione sullo Statuto degli Apolidi (1954), anche nel Protocollo di Casablanca sul Trattamento dei Palestinesi nei Paesi Arabi (1965). Le pratiche attuali delle autorità  Libanesi violano la Costituzione Libanese, la quale introduzione stipola che "Il Libano È un membro costituivo e attivo della Lega Araba e le Nazioni Unite. Il Libano rispetta le leggi e le costituzioni di questi due enti e rispetta la Dichiarazione Internazionale dei Diritti dell'Uomo. Lo stato Libanese rappresenta queste leggi in tutti i campi senza eccezioni."
La situazione dei profughi Palestinesi in Libano non illustra solo l'attitudine generale delle autorità  Libanesi all'incontro dei profughi, ma anche la necessita  di instaurare un sistema efficace per la protezione dei profughi. L'articolo 1 D della Convenzione sui Profughi del 1951 esclude esplicitamente questi profughi dal mandato di protezione dell'UNCHR e la UNCCP. Quest'ultima dei due enti doveva assumere il mandato di protezione dei Palestinesi che avrebbe dovuto essere allora un sistema intensificato di protezione. Però, l'UNRWA è l'unico ente dell'ONU che rimane attivo e il suo mandato non include la protezione dei profughi. In effetti, i profughi Palestinesi in Libano sono privi della protezione offerta dall' UNHCR alle altre società  profughe.

Il Diritto di Ritorno
Il Diritto di Ritorno e di risarcimento fu formalizzato dall'Assemblea Generale dell' ONU nella sua risoluzione 194 (del 1948) e questo diritto è rimasto fino ad ora una domanda essenziale e un punto di aggregazione che ogni Palestinese in esilio approva, a prescindere delle sue preferenze politiche. Dal loro punto di vista, niente e nessuno può togliere ai profughi il loro diritto di tornare alla loro terra. Qualsiasi tentativo in questo senso andrebbe all'incontro degli articoli 13 e 15 della Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo che stipulano che " Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese." E che " Nessun individuo potrà  essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza." Il riconoscimento internazionale del Diritto di Ritorno è un supporto morale importante per i profughi Palestinesi, soprattutto magari, per quelli che vivono all'infuori delle zone che potrebbero diventare in futuro uno stato Palestinesi. Questo è il caso della maggior parte dei profughi in Libano.

Conclusioni e Raccomandazioni
Esiste sicuramente una relazione stretta tra la mancanza dei diritti dell'uomo e le pessime condizioni di vita fra i Palestinesi in Libano. Mentre i profughi hanno bisogno di tutto l'aiuto e l'assistenza possibili dall'estero, e dipendono dell'aiuto degli enti internazionali sia l'UNRWA o altre,  questi aiuti non rappresentano una soluzione alla loro situazione. I profughi non rinunciano al loro diritto di ritorno in Palestina
Una soluzione comprensiva per la situazione dei diritti dei profughi Palestinesi necessita l'esecuzione della risoluzione 194 che garantisce ai profughi il diritto di ritorno e di risarcimento. La questione dei profughi Palestinesi è in primo luogo una questione politica non umanitaria e deve essere tratta in questo senso. L'Unione Europea ed altri enti internazionali devono quindi continuare a sopportare la Risoluzione 194 perché essa rappresenta il diritto di autodeterminazione e devono insistere che sia realizzata da Israele.
I profughi Palestinesi devono essere accordati la protezione internazionale attualmente offerta ad altri gruppi di profughi in conformità  con la Convenzione sui Profughi del 1951. finché la risoluzione 194 non sia eseguita, una protezione temporanea che garantirebbe ai profughi i loro diritti sociali e economici, incluso il diritto di lavorare, è la minima delle condizioni a realizzare. L'Unione Europea deve quindi insistere che le autorità  Libanesi rispettino i diritti umani dei profughi Palestinesi, e di aderire alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e alla legge internazionale che tratta il problema dei profughi e le convenzioni ratificate dal Libano.
Infine, l'Unione Europea deve anche aumentare il suo supporto finanziario all'UNRWA, le ONG e gli altri enti locali ed internazionali che offrono l'aiuto e l'assistenza ai profughi Palestinesi in Libano allo scopo mettere fine al deterioramento dei servizi sociali offerti ai profughi.