La “guerra del Kippur si svolse  tra il 6 e il 25 ottobre 1973 e rappresentò, da parte dell'Egitto un tentativo di modificare il rapporto di forza politico-militare e psicologico sancito dalla guerra  del giugno 1967, come premessa per una soluzione negoziata.  Forti dell'effetto sorpresa, gli egiziani e i siriani rinforzati da contingenti giordani, iracheni, marocchini  e  palestinesi, penetrarono dapprima  profondamente nelle linee israeliane sul Canale di Suez e sul Golan, ma  furono successivamente costretti a ripiegare da contrattacchi israeliani (appoggiati dall’aviazione USA che sostituì l’aviazione israeliana distrutta). Gli israeliani non esitarono a compiere massacri anche di civili (uccisione di 270 lavoratori civili egiziani nel Sinai da parte delle truppe al comando di Ariel Sharon). 
La cessazione del fuoco, ordinata dal Consiglio di sicurezza dell’ ONU trovò gli egiziani sulla riva Est del Canale ma gli israeliani padroni di un area assai più vasta sulla riva occidentale ma quasi circondati da forze nemiche. Sul fronte siriano Israele occupò un’altra porzione del Golan inclusa la posizione strategica del monte Hermon. 
Se dal punto di vista psicologico, la buona preparazione degli eserciti arabi pose fine al mito dell’ invincibilità israeliana, la guerra non modificò sostanzialmente il precedente stato di cose. L’ONU fallì nel tentativo di organizzare la pace. Gli sforzi unilateralmente avviati dagli Stati Uniti a suon di generose donazioni avrebbero portato nel 1978 l'Egitto alla pace separata di Camp David. 
A Begin (ex capo terrorista dell’Irgoun) e a Sadat fu persino assegnato il premio Nobel per la pace. A seguito di questi accordi Israele restituì il Sinai all’Egitto ma contravvenendo agli accordi tenne per sé la piccola ma preziosa striscia di Taba sul mar Rosso. Per il suo accordo con Israele Sadat fu assassinato dagli integralisti islamici pochi anni dopo.
Tra Egitto e Israele vige a tutt’oggi una “pace fredda”. Sia durante la guerra del Libano sia recentemente l’Egitto ha ritirato il suo ambasciatore in Israele.

A tutt’oggi Israele occupa ancora il Golan siriano. Nella parte siriana del Golan sono ancora visibili le macerie della cittadina di Kuneitra che testimoniano degli indiscriminati bombardamenti di civili da parte dell’aviazione israeliana.

Tra Siria e Israele vige una tregua. La Siria, guidata da Hassad jr., quale condizione per sottoscrivere la pace con Israele, chiede la restituzione del Golan. Israele non vuole accettare questa condizione, ufficialmente per motivi di sicurezza (dal Golan si potrebbe colpire il territorio israeliano, sul monte Hermon ci sono importanti centri di spionaggio elettronico israeliani) ma anche perchè il Golan è una importante fonte di approvvigionamento idrico di cui Israele ha assolutamente bisogno nonchè per l’opposizione dei coloni ebrei (circa 7'000) che sono stati installati sul Golan, che sono dediti alla viticoltura e che hanno preso il posto dei 20'000 civili siriani che hanno dovuto rifugiarsi in territorio siriano e che ora non hanno diritto di recarsi nella parte occupata.