Il progetto nasce dalla necessità di approfondire le tematiche legate alla questione mediorientale, che possiamo osservare ogni giorno attraverso i media italiani e internazionali.
Vogliamo concentrare la nostra attenzione sulla situazione dei profughi palestinesi rifugiati in Libano dove sembra siano stati negati sino ad oggi molti diritti fondamentali: non solo sociali, come il diritto al lavoro, allo studio, alla salute, ma anche quelli ancora più elementari, tra cui il diritto all’acqua corrente e all’elettricità.
Il nostro progetto aspira ad indagare e documentare la verità dei fatti attraverso lo sguardo dei giovani, senza passare per la mediazione dei mezzi d’informazione per evitare di cadere nella generalizzazione e nello stereotipo.
Le nostre indagini e rilevazioni si trasformeranno in elaborati collettivi in cui ognuno di noi contribuirà, attraverso la sua specializzazione, ad offrire un punto di vista e una riflessione differenti. Gli elaborati “Documentario - Mostra fotografica - Testimonianze auto visive” diventeranno così mezzi per il coinvolgimento dei giovani del quartiere (Municipio XI) durante momenti informali e formali. Non intendiamo somministrare un’ unica verità, vorremmo sollecitare la curiosità, la creatività e la collaborazione dei nostri coetanei; vogliamo usare il gruppo come un microcosmo che sia esempio di un ordine del mondo più giusto, nel quale i valori globali d’interdipendenza positiva, giustizia sociale e partecipazione nei processi decisionali vengono appresi e praticati quotidianamente.
Nel rivolgerci a studenti compresi in una fascia d’età analoga alla nostra, crediamo di poter svolgere al meglio la funzione di sensibilizzazione, supportati dalla presenza di testimoni palestinesi provenienti dai campi profughi del Libano, che ci aiuterà ad essere maggiormente efficaci.
Il nostro progetto vuole essere anche un veicolo per aprire spazi ai progetti di collaborazione internazionale tra giovani e giovanissimi, nei quali si manifesti la loro creatività e i loro sentimenti di solidarietà, accanto allo spirito di collaborazione nei confronti di popoli meno fortunati che vivono in altre zone del mondo.

Luoghi di realizzazione del progetto
Italia, Roma / Libano, Campo profughi palestinese di Chatila

Destinatari ed altri soggetti beneficiari 

Destinatari diretti:

  • Volontari italiani: Molti giovani collaborano con le associazioni della società civile organizzata, tuttavia non sempre le organizzazioni stesse hanno la possibilità di mettere a disposizione i mezzi per un’adeguata formazione. Nelle diverse fasi di questo progetto verranno coinvolti almeno 20 volontari, giovani italiani, che avranno la possibilità di migliorare la loro conoscenza attraverso esperienze dirette. Inoltre accumuleranno consapevolezza ed esperienza per gestire le relazioni interpersonali con membri di culture e appartenenze diverse.
  • Volontari palestinesi: Verranno coinvolti almeno 20 volontari palestinesi che attraverso contatti diretti e indiretti aiuteranno i loro colleghi italiani a raccontare che cosa significa essere giovani e crescere in un campo profughi. 2 volontari palestinesi verranno invitati successivamente in Italia per collaborare direttamente alla seconda fase del progetto. Durante la loro permanenza parteciperanno alla formazione “Cooperazione internazionale, perché? Come? Dove?” condotta dagli esperti dell’Associazione per la Pace Nazionale.
  • Giovanni del quartiere: Almeno 400 giovani saranno contattati direttamente, durante momenti formali e informali. I beneficiari troveranno la possibilità di interagire direttamente e indirettamente con i loro coetanei palestinesi e avranno la possibilità di proporre idee, organizzare iniziative ed essere protagonisti della loro vita sociale e culturale.

Beneficiari indiretti:

  •  L’associazione giovanile palestinese, partner del progetto, avrà la possibilità di utilizzare le esperienze e la qualifica dei propri volontari che avranno viaggiato in Italia.

Strategia d'intervento 

Contesto territoriale 
Italia: Scorrono immagini atroci sulle nostre tv, i nostri giornali sono pieni di resoconti di guerra che arrivano dal Medioriente. Sappiamo che ci sono popoli sofferenti ma la faziosità politica sommata all’eccesso d’informazione che parla di tutto e contro tutto ci confonde, ci disorienta. In questo contesto è evidente che la maggioranza dei giovani italiani rimangono inattivi. Vorremmo invece tentare di stimolare i nostri coetanei alla riflessione collettiva e individuale, attraverso la sensibilizzazione e il confronto con l’esperienza diretta.

Libano – Campo Shatila: Il campo profughi palestinese di Shatila, situato a sud di Beirut, in Libano, è stato costituito nel 1949 per accogliere i rifugiati palestinesi provenienti dalla Galilea, nel nord della Palestina, dopo il 1948. I palestinesi in Libano costituiscono attualmente l'11% della popolazione complessiva e sono privi dei diritti fondamentali: il diritto all'uso di scuole e strutture sanitarie pubbliche, il diritto di proprietà, di cittadinanza e di lavoro. Tutti i campi profughi registrano, inoltre, un serio problema di sovraffollamento, e in modo particolare quello di Shatila. Dagli anni ‘80 il governo Libanese ha stabilito il divieto di costruire edifici oltre il perimetro del campo. Uno dei maggiori problemi che si registrano riguarda l'inadeguato approvvigionamento di acqua potabile. L'energia elettrica è insufficiente per il fabbisogno delle numerose famiglie (ad oggi il campo conta, secondo i dati forniti dall’UNRWA, 12.235 palestinesi).
Le strutture sanitarie libanesi sono tutte privatizzate e il loro costo elevato non permette ai palestinesi di curarsi: rimangono solo le strutture sanitarie fornite dall'UNRWA, che però sono insufficienti rispetto al fabbisogno e al numero di profughi. Si registra pertanto un alto tasso di mortalità infantile, di mal nutrizione al di sotto dei cinque anni, e più del 50% degli adulti soffre di patologie da stress psicologico. Il tasso di analfabetismo è del 13% per gli uomini e del 26% per le donne; il 60% dei giovani non completa l’istruzione di base per aiutare la famiglia e il 21% dei ragazzi, di età compresa tra i 7 e i 18 anni, non frequenta la scuola.

Obiettivi generali

  •  Rendere partecipi i giovani nella programmazione e nella realizzazione di interventi di cooperazione internazionale decentrata.
  • Sensibilizzare i giovani delle scuole del Municipio XI di Roma sulla questione del conflitto in Medioriente, con particolare riguardo alla situazione dei profughi palestinesi rifugiati in Libano
  • Creare un punto di contatto e comunicazione tra i giovani italiani e i loro coetanei stranieri.

Obiettivi specifici

  • Offrire maggiore consapevolezza politica e sociale, e una migliore qualifica, ai volontari italiani e palestinesi.
  • Offrire strumenti organizzativi e divulgativi per l’ideazione e l’ organizzazione dei progetti di cooperazione internazionale.
  • Creare momenti di confronto diretto tra ragazzi italiani e palestinesi favorendo lo scambio fra gruppi e classi del Municipio XI e coetanei palestinesi.
  • Coinvolgere i giovani nell’organizzazione delle attività e delle iniziative rendendoli protagonisti delle proprie idee.
  • Stimolare il dibattito e il confronto all’interno degli istituti scolastici superiori e tra giovani nel loro luogo naturale di formazione quotidiana.

 Attività 

Il progetto è suddiviso in quattro fasi:

  1. Formazione “Interna” – Si comincia dalla formazione interna dei membri dello stesso gruppo proponente. Il gruppo nominerà due rappresentanti che parteciperanno ad un viaggio di conoscenza: 2 settimane circa all’interno del campo profughi palestinese di Chatila, in Libano. Durante il soggiorno, assistiti dall’associazione partner, sarà possibile approfondire la personale consapevolezza della situazione locale, entrare in contatto con organizzazioni giovanili impegnate nella cooperazione internazionale e nella risoluzione non violenta dei conflitti, e sviluppare una collaborazione attiva con loro.
    Risultati attesi A: Coalizione di gruppo attorno ad un progetto comune, aumento della consapevolezza e delle abilità organizzative.
  2.  Produzione di materiale informativo – Nell’ambito del viaggio di conoscenza la delegazione raccoglierà informazioni, dati e testimonianze sul luogo e sulla storia dei profughi. Concentrandosi, in particolare, sulla tutela del diritto all’acqua, alla scolarizzazione e al diritto alla salute. Il materiale verrà esaminato con tutti gli altri componenti del gruppo stesso una volta ritornati a casa, e verrà prodotto materiale divulgativo per esser condiviso con i ragazzi del Municipio XI. Nello specifico, si prevede la realizzazione di un reportage fotografico, finalizzato all’allestimento di una o più mostre itineranti da ospitare nelle scuole (ma anche nei centri aggregativi giovanili, nei circoli ricreativi e nei locali frequentati maggiormente dai giovani) che abbia per oggetto la condizione di vita dei ragazzi all’interno del campo profughi di Chatila; si prevede inoltre la produzione di un breve documentario, corredato da testimonianze personali raccolte sul posto, anche questo da diffondere all’interno delle scuole, per mostrare i risultati di un’esperienza diretta, con particolare attenzione ai giovani in età compresa tra i 15 e i 18 anni che vivono a Chatila.
  3. Formazione “esterna” – La terza fase del progetto prevede la divulgazione del materiale realizzato, accompagnata da ulteriori e compensative fonti di approfondimento, da realizzare per strada, all’esterno delle scuole del Municipio XI, per tentare di coinvolgere e sensibilizzare gli studenti attirando la loro attenzione con una presenza stabile, consuetudinaria e colorata nelle strade del loro quartiere. La presenza sarà garantita dai componenti volontari del gruppo proponente, oltre che da alcuni mediatori specializzati, e due giovani provenienti dal campo profughi di Chatila, con i quali si saranno stretti gli opportuni contatti durante il soggiorno precedentemente realizzato. La presenza per le strade sarà realizzata mediante banchetti stabili, gazebi e/o un camper particolarmente colorato.
  4. Divulgazione e coinvolgimento – Si tratta a questo punto di riuscire a coinvolgere gli studenti tanto da incoraggiarli a farsi promotori di iniziative all’interno delle loro scuole, sviluppando le loro capacità organizzative e il senso di responsabilità su una questione alla quale si saranno interessati. I risultati attesi dunque prevedono che la fase di formazione “interna” sia indispensabile per affrontare nel miglior modo possibile gli argomenti trattati, seguita poi da un auspicabile ottenimento di consenso e coinvolgimento tra i ragazzi, nella prospettiva di poter affrontare, in seguito, dibattiti e approfondimenti nel lungo periodo all’interno degli istituti scolastici, creando un legame di condivisione che sia stabile e duraturo nel tempo. Il gruppo proponente assisterà i ragazzi che ne abbiano voglia per portare avanti le loro idee e stimolare la realizzazione di progetti nell’ambito della cooperazione internazionale.