Il Libano era caratterizzato dalla rivalità tra cristiani (filofrancesi di destra), mussulmani e laici. La guerra civile tra le milizie di questi partiti era iniziata nel 1976 e segnò il suo apice con l’attentato che distrusse la sede falangista di Beirut e uccise il neopresidente Bechir Gemayel. 

Avviato da Israele con i bombardamenti di Beirut del 6 giugno 1982 e la successiva invasione del Libano, è il solo conflitto medio-orientale che abbia visto Israele di fronte ai combattenti palestinesi, anzicchè agli eserciti degli Stati arabi (i siriani cessano i combattimenti il 9 giugno). 
Concepiti da parte israeliana per distruggere la forza economica e militare organizzata e, con essa, l'autonomia dell’OLP, dopo una lotta impari l’assedio si concluse con l’occupazione di Beirut. Il 30 agosto Arafat e i suoi uomini, protetti da una forza di interposizione internazionale, dovettero lasciare il Libano salutati come eroi. Per mesi Beirut era stata messa a ferro e a fuoco dai falangisti libanesi e dai bombardamenti israeliani. 
Tuttavia, contrariamente agli accordi presi, il 14 settembre gli israeliani occupano completamente Beirut. Due giorni dopo miliziani falangisti e dell’esercito del Libano del Sud, per vendicare la morte del loro neopresidente maronita falangista Bechir Gemayel (rampollo dell’importante famiglia libanese maronita Gemayel) ucciso in un attentato che fece circa 200 morti, penetrano nei campi di Sabra e Chatila e per 40 ore compiono massacri e violenze indescrivibili. Varie fonti, anche israeliane parlano di 3.000-4000 morti e scomparsi. Tutto avviene sotto la supervisione israeliana che illumina i campi a giorno e blocca tutte le vie d'accesso ai campi, sia per chi vuole scappare sia per chi vuole entrare per scoprire cosa sta avvenendo. Il governo del premio Nobel per la pace Begin, dopo aver negato ogni responsabilità, è costretto ad accettare una commissione d’inchiesta. 
La Siria prende il controllo della resistenza nella valle della Bekaa, dei combattenti palestinesi dissidenti e dei campi profughi.
Nel 1983 la commissione ammette le responsabilità israeliane, del Ministro della Difesa Sharon, del Comandante di Stato Maggiore Eytan e dello stesso Begin.
Sharon verrà costretto a dimettersi, sotto la pressione dell'opinione pubblica israeliana, da Ministro della Difesa, ma manterrà un ruolo nel governo Begin. Nell’anno 2001 A. Sharon verrà nominato primo ministro di Israele !
Arafat rientra in Libano ma i suoi partigiani vengono respinti verso il nord del Libano dai partigiani pro siriani e truppe della Siria. Infiltratosi a Beirut, Arafat deve fuggire via mare definitivamente in dicembre 1983. La Siria controllerà il Libano osservando una “non belligeranza” con Israele. In seguito, per anni, i rifugiati palestinesi, ridotti alla fame dal blocco navale israeliano, furono pure attaccati e bombardati dalle milizie filosiriane tra cui c’erano anche i palestinesi dissidenti. 
Nel 1985 - 87 Il movimento sciita Amal attacca i campi palestinesi di Sabra, Chatila e Burj al-Barajneh. Gli scontri portano a nuovi massacri tra i civili palestinesi e finiranno totalmente solo all'inizio del 1988. L’ occupazione del Libano, macchiata da crimini atroci, si rivelò in seguito insostenibile a causa del diffondersi della resistenza armata, in particolare  (Hezbollah) sciita, che impose costi altissimi in termini di vite umane e di risorse. Nel giugno 1985 il corpo di invasione israeliano fu costretto a ritirarsi avendo conseguito solo in minima parte i suoi obiettivi. 
L’intervento del corpo di spedizione israeliano, composto da circa 100'000 combattenti,  esasperò il confronto politico tra le forze conservatrici (falangisti  contro sciiti , falangisti contro drusi) che era volto a favore delle sinistre (sciiti, drusi) causa la massiccia presenza palestinese. In un’ottica antipalestinese gli israeliani si allearono ai falangisti e esasperarono il feroce conflitto civile che lacerò il Libano per anni e causò migliaia di  vittime e danni enormi.

In totale gli israeliani e i loro alleati uccisero circa 20'000 palestinesi e saccheggiarono e/o distrussero meticolosamente tutte le proprietà dei palestinesi. Tra gli altri fu completamente saccheggiato l’Istituto di studi palestinesi di Beirut da cui gli Israeliani asportarono camionate di materiale risultato di 20 anni di ricerche da parte di 80 storici palestinesi. Pure impedirono l’arrivo di aiuti umanitari per i palestinesi. Durante l’occupazione gli israeliani asportarono dai campi libanesi persino della terra.

Dal 1978 la lega araba e l’ONU inviarono truppe di vari paesi  ( la debole forza di pace FINUL composta da circa 6000 soldati di varia nazionalità tra cui soprattutto siriani ) per verificare il rispetto dei molti accordi di pace e di interposizione tra i belligeranti ma la cui attività / mobilità era continuamente ostacolata dagli israeliani e alleati .Dall’inizio della sua presenza la FINUL ha avuto circa 180 morti la maggior parte uccisi dai soldati Israeliani o dai loro alleati della forza del Libano del Sud. Il comportamento troppo passivo delle truppe USA sfociò in un attentato che costò la vita a oltre 200 militari USA .

Dall’inizio del conflitto Israele e il suo primo ministro Begin ( premio Nobel per la pace ) si presero gioco delle sollecitazioni della comunità internazionale promettendo continuamente un immediato ritiro dal Libano, promesse regolarmente e sfacciatamente disattese ( per esempio mentre il governo israeliano assicurava che avrebbe ritirato le sue truppe dal Libano prima dell’inverno, contemporaneamente ai soldati israeliani al fronte veniva distribuito il materiale invernale, ecc. ).

Nel 1985, al suo ritiro dal Libano, Israele abbandonò gli alleati falangisti cristiani libanesi che vennero sconfitti e con loro finì anche la presenza francese in Libano.  A ridosso del suo confine settentrionale Israele costituì una fascia larga circa 10 km occupata da mercenari libanesi ( l’esercito del Libano del Sud ) che con l’appoggio di Israele impedivano con ferocia ai guerriglieri sciiti e palestinesi di avvicinarsi al confine. A partire da questa “fascia di sicurezza l’esercito israeliano operò ( e continua tuttora dal territorio israeliano ) molte incursioni e bombardamenti in territorio libanese che causarono ancora centinaia di morti e danni enormi ( bombardamento del campo profughi dell’ONU nei pressi di Tiro che provocò più di 100 morti tra i rifugiati civili; distruzione di centrali idroelettriche libanesi, ecc. ). 
Israele si ritirò da questa fascia ( tranne che da una dozzina di piccole zone di grande valore economico : le fattorie di Sheba) solo nel 2000 abbandonando al loro destino molti dei mercenari che li avevano serviti per più di 15 anni ma spostando in Israele i prigionieri palestinesi.

La Siria prese di fatto il controllo del Libano e vi instaurò un governo a lei fedele. 
Dopo la rivoluzione iraniana arrivarono in Libano i rinforzi per le milizie sciite. Questi rinforzi fondarono l’Hezbollah che è tuttora insediato nella valle della Bekaa e che intensificò la guerriglia contro Israele e i suoi alleati ma pure realizzò importanti programmi di aiuto alla popolazione civile. 
La liberazione della fascia del Libano del sud da parte dei guerrieri dell’Hezbollah nell’anno 2000, portò alla luce le molte vessazioni e le violazioni dei diritti dell’uomo che furono operate dai mercenari di Israele nella zona occupata.
La guerra del Libano fu per Israele come il Vietnam fu per gli Americani : un costoso pantano (1000 morti israeliani, costi finanziari, morali e politici enormi) di atrocità, di obiettivi mancati, di perdite umane, con un enorme strascico di rancori antiisraeliani che sfoceranno inevitabilmente in continui attacchi a Israele da Nord. 
A seguito dell’inclusione della Siria nel campo nemico dell’Irak durante la guerra del Golfo, la Siria è entrata nell’orbita USA che tramite essa ha ora accesso facilitato al Libano dove ha sostituito l’influente Francia.
In gennaio 2004 Hezbollah e Israele hanno effettuato un’importante scambio di prigionieri.
Note : durante le guerre e le rappresaglie in molti casi i militari israeliani non hanno esitato a maltrattare i prigionieri e a utilizzare armi di distruzione di massa proibite dalla convenzione di Ginevra come le bombe a frammentazione, armi chimiche, napalm, ecc.