La guerra di Suez e quella del Kippur 1973 avvengono in un contesto internazionale caratterizzato dalla preminenza del confronto tra gli Stati Uniti e l’ URSS e della loro egemonia nello schieramento Est-Ovest. 
L’URSS e i paesi dell'Est, che nello scontro del 1948-49 avevano sostenuto Israele, rivedono il loro atteggiamento e si riavvicinano allo  schieramento arabo, percorso (Algeria, Egitto, Siria) da un moto di riscossa anticoloniale e “non allineato”. Si fanno più stretti i rapporti tra Israele e gli Stati Uniti.
Nella “guerra di Suez”, tuttavia, opera un'alleanza tra Tel Aviv ( l’Egitto impediva il passaggio delle navi israeliane attraverso il canale di Suez ) da un lato e Parigi e Londra dall’altro, preoccupate quest’ultime per gli sviluppi dell’ insurrezione algerina e per la  nazionalizzazione del Canale di Suez, decisa dal presidente egiziano Nasser (l’Egitto impediva inoltre il transito attraverso il canale delle navi da e per Israele). In cambio del loro coinvolgimento gli israeliani chiedono e ottengono dalla Francia le forniture e un’assistenza per costruire le bombe atomiche. 
Il 29 luglio 1956, le forze dei tre Paesi sferrano contro l'Egitto una “guerra lampo” che vede le due potenze europee impegnate in bombardamenti aerei, mentre gli israeliani avanzano nella Zona di  Gaza e nel Sinai e li occupano in pochi giorni. 
Sul piano  internazionale, però, gli equilibri non sono favorevoli al colpo di mano. Sotto la pressione congiunta degli Stati Uniti e dell’ URSS, gli  aggressori devono ritirarsi (gli anglo-francesi in dicembre, dalla  zona del Canale dove erano sbarcati, gli israeliani nel marzo successivo, dal Sinai e da Gaza ma non dalla zona smilitarizzata di El Auja). Durante la guerra di Suez reparti dell'esercito israeliano compiono massacri Kafr Qasem (48 morti) Khan Yunes (60 morti), a Gaza viene ritrovata una fossa comune con 39 corpi, ma il sindaco denuncia la scomparsa di 700 persone.