Storia Palestina: Spartizione della Palestina , la creazione dello stato di Israele - Novembre 1947 - maggio 1948
Gli anni 1947, 1948 e 1949 furono cruciali nella storia della regione.
Dal 1945, ovvero dalla fine della II. guerra mondiale, gli USA con la Gran Bretagna chiedono un’inchiesta sulla situazione degli ebrei scampati all’olocausto. Gli USA esigono che l’inchiesta venga centrata sulla Palestina. Nel 1946 la commissione USA/GB raccomanda l’abolizione del Land Transfer Regulations e l’ammissione immediata di 100'000 profughi ebrei. La soluzione federalista proposta dalla commissione è respinta da palestinesi e sionisti. La Gran Bretagna si oppose alla pressante richiesta USA di lasciar immigrare 100'000 ebrei, tuttavia l’immigrazione clandestina di ebrei batte il suo pieno.
Gli attacchi dei sionisti a palestinesi e inglesi sono ormai quotidiani e l’attentato sionista al centro amministrativo inglese sistemato nell’Hotel King David del 22 luglio 1946 e che fece 91 morti è uno degli episodi più cruenti. Conseguentemente l’Inghilterra annunciò all’ONU di voler rinunciare al mandato di amministrare la Palestina.
Il 28 aprile 1947 l’ONU creò una commissione d’inchiesta. Durante il suo soggiorno la commissione dell’ONU assiste “per caso” alla ricacciata della nave Exodus carica di immigranti ebrei, viaggio organizzato dall’Haganah probabilmente anche allo scopo di influenzare la commissione stessa. La commissione fu anche impressionata e influenzata dai successi agricoli opportunamente esibiti dai sionisti, per esempio nel Negev. In seguito Weitzmann incontrò pure il presidente degli Stati Uniti e lo convinse ad appoggiare il piano di spartizione elaborato dalla commissione dell’ONU. In base al rapporto della sua commissione, con trentatré “si”, compresi quelli degli Stati Uniti e dell’URSS, contro tredici “no”, e con dieci astensioni, il 29 novembre 1947 l'Assemblea generale dell’ONU approvò il piano di spartizione che prevedeva la creazione di due Stati, legati da un'unione economica e con Gerusalemme come capitale comune, e ne indicò i confini.
Lo Stato ebraico, esteso sul 56,47 % della superficie totale, avrebbe dovuto includere 498.000 ebrei e 407.000 arabi; lo Stato palestinese, esteso sul 42,88 % della superficie, 725.000 arabi e 10.000 ebrei; l’ area di Gerusalemme, dichiarata zona internazionale, avrebbe avuto 105.000 abitanti arabi e 100.000 ebrei.
La spartizione sarebbe entrata in vigore il 14 maggio 1948 con la partenza delle truppe inglesi.
Per i palestinesi questa decisione e le sue conseguenze sono “Il disastro” (la nabka).
Il movimento sionista accolse il voto dell'Assemblea ONU come un primo, decisivo successo, da consolidare e ampliare sul terreno : accettò con entusiasmo e applicò il principio di uno Stato ebraico, ma osteggiò l'altra metà della raccomandazione che concerneva la creazione di uno Stato palestinese. Per mettere l’ONU davanti al fatto compiuto, i dirigenti sionisti decisero di occupare prima dell’entrata in vigore della risoluzione dell’ONU la più grande estensione possibile di territorio e di allontanarne i non ebrei. Questa intenzione si tradusse nel piano di pulizia etnica Dalet.
Già in novembre 1947 i sionisti mobilitarono una parte dei riservisti della milizia Haganah mentre in dicembre i palestinesi costituirono 275 comitati locali di autodifesa. I gruppi di terroristi sionisti Irgoun e Stern intensificarono l’attacco ai palestinesi.
Il 19 marzo 1948, in seguito all’ampiezza dei disordini e per evitare un bagno di sangue, il delegato americano chiese al Consiglio di sicurezza dell’ONU di sospendere la spartizione. Anche per non perdere la simpatia degli arabi gli USA mantennero la richiesta e il 1. aprile 1948 l’ONU votò una tregua e il successivo controllo del territorio da parte dell’ONU, ma il 4 aprile 1948 le organizzazioni terroristiche paramilitari sioniste Haganah, Irgoun, Stern, ecc. passarono all'attacco per estromettere il maggior numero possibile di palestinesi dalle aree destinate allo Stato ebraico e per penetrare il più profondamente possibile nelle aree destinate allo Stato palestinese.
In 13 operazioni (di cui 8 ebbero pieno successo) di pulizia etnica previste dal piano Dalet, 121'000 miliziani sionisti ben armati e organizzati schiacciarono circa 1’600 palestinesi + 2'800 volontari arabi male armati, disorganizzati e ostacolati dai profughi palestinesi in fuga, occuparono una grande parte del territorio attribuito dall’ONU ai palestinesi e, al grido “Partire o morire”, ne scacciarono quasi tutti i palestinesi (circa 400'000).
In questa grande operazione di pulizia etnica i sionisti uccisero circa 20'000 palestinesi (la distruzione del villaggio palestinese di Deir Yasin con i suoi 250 morti e la distruzione del villaggio di Tantoura con 200 morti ne sono solo degli episodi molti dei quali vennero alla luce solo recentemente come dimostrato dallo storico israeliano Benny Morris) mentre circa 700'000 palestinesi dovettero rifugiarsi nelle aree rimaste sotto controllo palestinese (in pratica una parte della Cisgiordania e di Gaza) e all’estero (principalmente in Giordania). Da notare che 60'000 palestinesi erano già profughi per cui dovettero abbandonare tutto una seconda volta. Uno degli episodi emerso solo di recente è stato l’utilizzo da parte dei sionisti di agenti batteriologici (tifo, colera) per avvelenare l’acqua potabile dei palestinesi.
Per alcuni storici queste operazioni militari compiute prima del 15 maggio 1948 furono la vera prima guerra arabo-israeliana. Da notare che la pulizia etnica con tutte le distruzioni e i massacri commessi dai sionisti prima e dagli israeliani poi vengono trattati in Israele come dei segreti di stato e sistematicamente negati anche se le notizie dei massacri commessi a poco a poco stanno trapelando. Tuttavia in Israele chi parla viene accusato di tradimento e processato (per esempio lo storico israeliano Pappé). Da alcuni decenni tutte le “operazioni” israeliane vengono giustificate con la necessità di catturare o eliminare dei “terroristi palestinesi” e/o le loro basi. Ovviamente i morti civili sono solo degli “effetti collaterali”. Gli ebrei uccisi nel 1947-1948 dai palestinesi furono circa 600.