Focus - Iran

15ic Iranuprising

Dalla mattina si notava una tensione palpabile nella mia città Rasht. Il giorno prima avevamo avuto la notizia di uccisioni di giovanissime ragazze solo perché avevano protestato contro il velo obbligatorio bruciando i loro copricapo. La notizia di radunarsi alle 8 di sera nelle due piazze, Madar e Moalem era girata un po’ tra i social media bypassando i filtri che ne bloccavano il funzionamento, piccoli volantini e passaparola. Ne abbiamo parlato tra gli amici, eravamo tutti indignati, non si può morire a 23 anni perché non hai portato correttamente un fazzoletto sulla testa o hai osato protestare. Decidemmo di partecipare alla manifestazione di quella sera.

13ic Iranuprising

Erano passate 2 settimane dalla morte di Mahsa Amini che aveva incendiato le proteste diffuse in Iran. Il 30 settembre i servizi di sicurezza iraniani aprono il fuoco sui fedeli dopo la preghiera del venerdì a Zahedan. Muoiono 95 persone tra cui molti bambini e rimangono a terra oltre 300 feriti. Centinaia di persone vengono arrestate.

“Sparavano ad altezza d’uomo, senza pietà, solo perché siamo beluci”. Esordisce Naser.

13ic Iranuprising

Sono passate diverse settimane dal fatidico 16 settembre, quando le proteste sono divampate in Iran in seguito alla morte della giovane curda iraniana, Mahsa Amini, mentre era in custodia della polizia morale del regime, fermata per aver infranto le rigide regole sull’indossare il copricapo islamico per le donne.

12ica Iranuprising

IRAN: Intervista a Farhad M, dirigente d'azienda ed ex politico: «Alcuni politici cercano di fare pressione sul governo per ottenere alcune concessioni, togliendo alla rivolta il contenuto politico ed enfatizzando quello economico e sociale. Ma Teheran non ha garanzia di vincere: l’aumento delle vittime può svegliare la coscienza dei religiosi moderati, dei ceti sociali non coinvolti con il regime e delle forze di sicurezza»

11ic IranuprisingUn paese nuovo: è tempo di pensare a cosa vogliamo

M. ha 25 anni. È laureato in Scienze politiche e lavora nel negozio di suo fratello.

«Se per ipotesi domani al risveglio non trovassimo più l’apparato politico e amministrativo responsabile della mancanza di libertà sociale e politica, saremmo contenti. Ma questa è solo la parte emotiva della questione. La maggioranza della popolazione è frustrata, ha subito molte pressioni, delusioni, violenze, soprusi. Ha perso completamente la fiducia nei politici e nei dirigenti, è naturale che sia arrabbiata e che voglia spedire tutti all’inferno. Ma occorre pensare che per prima cosa una rivoluzione è un mutamento violento, ogni parte combatte per la sua sopravvivenza, perciò fiumi di sangue e lacrime. Ancora più importante è il dopo: come dovrebbe essere e come vogliamo che sia il nostro Iran.

11ic IranuprisingI giorni dell’Iran La protesta in gioco: parla (in forma anonima) un allenatore e giornalista iraniano

Il campionato mondiale di calcio 2022 è diventato un incubo per lo stato iraniano data la sua terribile situazione politica interna. I 273 voli diretti a basso costo da Doha verso quattro città iraniane, offerte viaggi e pacchetti vacanze che avrebbero dovuto portare gli spettatori del campionato alle attrazioni turistiche, rimangono invenduti. Jamshid Hamzezadeh, capo del consiglio di amministrazione della società degli albergatori del Paese, ha affermato che, da 20mila posti previsti, nemmeno una prenotazione è stata fatta dagli spettatori del mondiale in Iran.

E il tentativo del governo di riunire la nazione attorno alla bandiera per mostrare l’unione e la forza dello stato è diventato un braccio di ferro tra il governo e i suoi oppositori interni e esterni. Abbiamo intervistato il giornalista sportivo e allenatore Rashid (nome di fantasia) poco prima del fischio d’inizio di Iran Inghilterra.

09ic IranuprisingIran: Le testimonianze di tre giovani iraniani 

"Noi donne siamo vittime di regole che non hanno fondamenti religiosi"

Sono una studentessa universitaria, ho quasi 23 anni, sono una credente e devota alla mia religione e sono felice e orgogliosa di esserlo. Porto il velo per mia scelta. Ma credo profondamente che ognuna deve essere libera di scegliere per la sua vita. Anche perché la mia scelta di portare il velo ha un significato solo quanto ci sarà la libertà di poter scegliere.

12ic Iranuprising"I giovani iraniani sono la punta dell’iceberg: dai genitori ereditano sogni ed errori"

“Il cambiamento culturale in corso è una vera conquista che rimarrà nella mente dei nostri giovani qualsiasi cosa succeda. Ma da qui alla caduta della Repubblica islamica il passo non è breve”.

M. A. è un sociologo iraniano, uno scrittore e un poeta. Con lui, residente nel paese, abbiamo discusso della rivolta in corso.

03ic IranuprisingDall’inizio delle proteste in Iran, il 16 settembre, è molto difficile connettersi a internet a causa del blocco imposto dalle autorità in tutto il Paese nel tentativo di sedare i «disordini». Il governo iraniano ha perfezionato un modello sofisticato di autoritarismo digitale, che ha fornito al regime un vasto insieme di strumenti per mettere a tacere il dissenso online e offline. Per anni, il governo ha costruito muri digitali per isolare gli iraniani da internet globale sviluppando, sulle orme del “Great Firewall” cinese, la propria rete internet nazionale che consente alle autorità di censurare più facilmente i contenuti online.

02ic IranuprisingIran Le testimonianze di tre giovani iraniani che da tre settimane manifestano nelle piazze del paese, le speranze per il futuro e la rabbia per le ingiustizie subite

Un paese nuovo: è tempo di pensare a cosa vogliamo

M. ha 25 anni. È laureato in Scienze politiche e lavora nel negozio di suo fratello.

Se per ipotesi domani al risveglio non trovassimo più l’apparato politico e amministrativo responsabile della mancanza di libertà sociale e politica, saremmo contenti. Ma questa è solo la parte emotiva della questione. La maggioranza della popolazione è frustrata, ha subito molte pressioni, delusioni, violenze, soprusi. Ha perso completamente la fiducia nei politici e nei dirigenti, è naturale che sia arrabbiata e che voglia spedire tutti all’inferno. Ma occorre pensare che per prima cosa una rivoluzione è un mutamento violento, ogni parte combatte per la sua sopravvivenza, perciò fiumi di sangue e lacrime. Ancora più importante è il dopo: come dovrebbe essere e come vogliamo che sia il nostro Iran.

01 mahsaI giorni dell’Iran Parla un docente iraniano di scienze politiche e diritto internazionale. Nelle ultime tre settimane abbiamo visto manifestazioni frequenti in moltissime città
iraniane dopo la morte della giovane curda Mahsa Amini.

Ne abbiamo parlato con un docente di scienze politiche e diritto internazionale iraniano, che ha chiesto di restare anonimo.

Come si spiegano queste manifestazioni?

Sono il prodotto di un malessere generale che è presente tra quasi tutte le classi sociali in misure e modalità diverse. La grave crisi economica, il tentativo di controllare e modellare la sfera privata dei cittadini, la diffusa corruzione amministrativa pubblica, dalle raccomandazioni fino all’appropriazione indebita di centinaia di miliardi di toman (la moneta locale, ndr). Le insensate promesse non mantenute, la falsa empatia di personaggi chiave che non ha mai portato a nulla.

Iran “Donne, vita, libertà”

Siamo stati in Iran nell’estate del 2022 per sostenere i profughi afgani rifugiati in Iran dopo il ritiro dell’esercito americano. Avevamo già apprezzato la grande vivacità della società civile iraniana che malgrado mille restrizioni e difficoltà si batteva per sostenere i profughi. Siamo stati proprio nella regione Sistan e Baluchistan che oggi sembra essere presa di mira dal governo centrale.
In questo momento delicato della vita politica e sociale dell’Iran, non possiamo esimerci dal sostenere i manifestanti che rivendicano i loro diritti primari di liberta. Non possiamo che essere affianco delle famiglie delle vittime e delle migliaia di arrestati.
L’Associazione per la Pace per sostenere le donne e i manifestanti in Iran nel loro lungo cammino per il diritto delle donne, diritto alla vita e libertà ospita nel suo sito le voci dell’Iran, frutto dei nostri lunghi dialoghi con i nostri amici, colleghi e conoscenti. È un tentativo di portare la loro voce al vaglio del pubblico italiano senza filtri mediatici.

Per volere degli autori e degli intervistati, non vengono pubblicati i loro nomi.
Le dichiarazioni e le opinioni espresse negli articoli delle pagine “IranLink” non rispecchiano necessariamente quelle dell’Associazione per la Pace.

 

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